Giusi, presidente italiana di Lila Onlus Lega Italiana per la lotta contro L’Aids

g-active-la-bevanda-a-basso-contenuto-di-calorie
G-active: la bevanda a basso contenuto di calorie
1 Ottobre 2018
come-funziona-un-distributore-automatico
Come funziona un distributore automatico
12 Novembre 2018
Mostra tutto

Giusi, presidente italiana di Lila Onlus Lega Italiana per la lotta contro L’Aids

“Se non lo usi, vieni solo a metà”

Una 50enne come tante: vive con il suo cane Shiva sul lago, in una palazzina popolare, capelli castani lungi, una donna energica e in forma.

Nessuno a vederla potrebbe immaginare che Giusi ha l’Aids.

In realtà, Giusi è presidente della Lila Onlus, la Lega italiana per la lotta contro L’Aids di Como e fa parte del coordinamento nazionale dell’associazione.

In realtà, Giusi la prima cosa che racconta di sé ad una persona appena incontrata è proprio la sua malattia“Per dare una scossa al torpore sociale, eliminare tutti questi pregiudizi.”

Solo un’amica le è stata sempre accanto, il resto si è lasciato abbattere da resistenze e paure. Ma Giusi non serba rancore, non ha mai giudicato.

Giusi, la sua storia

La malattia l’ha cambiata. Ha cambiato tutto.

Una semplice ragazza di provincia prima sposata e poi separata, con un compagno stabile da 3 anni. Mai avuto amori “disinvolti”, rapporti omosessuali, siringhe o trasfusioni. Qualche storia dopo la separazione, ma tutte persone per bene, uomini prima conosciuti. Lei si sentiva sicura.

Ma Giusi si è dovuta ricredere: il virus non è stato messo all’angolo e le peggiori insidie arrivano proprio dai rapporti eterosessuali. I rapporti insospettabili. Quelli che ti fanno sentire al sicuro. Sono quelli la fonte principale di contagio.

“16 marzo 1999. Martedì 16 marzo del 1999. Avevo fatto una serie di analisi perché da un po’ di tempo mi sentivo male, e nessuno capiva il perché. All’ospedale, mi avevano dato una busta con i referti. L’ho aperta, tranquilla, e la prima cosa che mi è balzata agli occhi è stato un timbro rosso, con la scritta <POSITIVO>”.

“Positivo?! In che senso?”

La dottoressa che le ha prescritto l’esame le spiega il senso di quell’esito positivo.

“Mi dispiace, lei ha l’Aids”

Perché?”.

La prima cosa che fa Giusi è chiamare il compagno, avvisarlo, in modo tale che anche lui facesse il test.

Aids presa da una relazione precedente.

Ma di quella chiamata, Giusi non ricorda la risposta: “Forse è stato solo silenzio”. Lui si è tirato indietro. Non perché fosse stato contagiato, ma “perché quando arrivano certe batoste, non c’è più niente che riesca ad essere normale; diventa tutto relativo, anche la coppia”.

Il 21 marzo Giusi entra in coma e ci resta per 50 giorni. Al risveglio, il medico con una certa brutalità, le dice: “Lei ha 6 mesi di vita”.

Buongiorno e bentornata.

La tentazione di lasciarsi andare è forte, “un respiro e via, come quando ti addormentano in ospedale”, tanto più che intorno ha il vuoto assoluto.

Ma Giusi non può chiudere la partita così.

L’aiutano la forza di volontà e le medicine: 21 farmaci al giorno.

“Spesso con un sapore terribile, e tutti a orari fissi: a stomaco pieno, a stomaco vuoto, con i liquidi, senza, di mattina, di pomeriggio, di notte… Una tortura”. “I farmaci che scandiscono i ritmi della giornata, il corpo che cambia, la solitudine, la paura”.

In poche settimane, Giusi non si riconosce più: “Dalla taglia 40 ero passata alla 56: un mostro. Ma ero viva!”.

Cosa c’entra Dars Distributori Automatici con il sesso protetto?

Il tutto nasce da un momento di rinnovo, di cambiamento, dalla volontà di dare sempre il massimo per la propria community. Nel circuito, oltre a snack e bevande, sono inseriti anche prodotti di parafarmacia, come assorbenti, fazzoletti e preservativi.

Prodotti utili, da portare sempre con sé, ideali da inserire in un distributore automatico.

Da qui l’idea di trattare di un discorso diventato tabù.

Il sesso, infatti, sembra essere un argomento completamente sdoganato, con i nostri figli che ne dovrebbero sapere più di noi in età davvero precoci.

In realtà, la situazione non è quella che sembra.

I ragazzi, infatti, non conoscono a fondo il “mondo del sesso”, evitando quello protetto solo per moda.

La rubrica nasce dalla volontà di sensibilizzare un argomento tabù: il sesso.

Il non parlare, non migliora la situazione.

La comunicazione, da sempre, è di fondamentale importanza per abbattere le barriere e tabù e andare a fondo alle situazioni.

Come il sesso sicuro, visto come “roba per vecchi”, perché “noi giovani, con il preservativo, non sentiamo nulla”, come dicono sempre? “La carne è carne, il tempo di un’apertura di un preservativo ed è già finito tutto”.

Ma c’è un però. Non solo il rischio di una gravidanza inaspettata, soprattutto il rischio di un contagio.

Ed è da lì che nasce l’idea di creare questa rubrica: “Se non lo usi vieni solo a metà”